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Bus Turistici, una risorsa non una minaccia – L’editoriale del presidente Nicola Biscotti
Viaggi in autobus? “Un fiorino!”: l’incasso è garantito e qualche buco nei conti dei comuni può essere tappato, pazienza se poi i turisti si allontanano a causa degli onerosi “ticket bus” scegliendo mete straniere più economiche. La politica, piuttosto miope e poco illuminata, del “meglio l’uovo oggi che la gallina domani” è ampiamente diffusa nel […]
Viaggi in autobus? “Un fiorino!”: l’incasso è garantito e qualche buco nei conti dei comuni può essere tappato, pazienza se poi i turisti si allontanano a causa degli onerosi “ticket bus” scegliendo mete straniere più economiche. La politica, piuttosto miope e poco illuminata, del “meglio l’uovo oggi che la gallina domani” è ampiamente diffusa nel nostro Paese, tanto che oggi – caso unico in Europa – sono circa cinquanta i comuni che impongono il pagamento di queste gabelle per consentire l’accesso dei bus turistici ai centri urbani delle città d’arte.
I risultati in termini di gettito sono di tutto rispetto: il “sistema ticket” drena, ogni anno, ad imprese e turisti risorse per circa 100 milioni di euro con una pericolosa tendenza al rialzo, come dimostra, con clamorosa e preoccupante evidenza, il recente tentativo del comune di Roma di quintuplicare le tariffe di accesso dei bus alla città.
Un tentativo che, se da un lato ha avuto il “merito” di ricompattare il sistema di rappresentanza di una categoria storicamente molto divisa e frammentata (con l’effetto positivo di indurre l’amministrazione capitolina a ripiegare su misure alternative di regolazione della mobilità turistica), dall’altro rappresenta un chiaro segnale della totale assenza – a livello sia centrale che periferico – di una politica industriale per il turismo. Il frutto dell’incredibile incapacità del nostro sistema Paese di investire su sé stesso e di sfruttare, anche (e forse soprattutto) nelle congiunture più sfavorevoli, le proprie risorse culturali, architettoniche e naturalistiche in un’ottica di crescita e sviluppo economico.
I “ticket bus” sono, infatti, un mero prelievo, che varia di città in città sovrapponendosi ad altre tasse sui turisti (segnatamente l’imposta di soggiorno) e che non prevede contropartite: nessuna infrastruttura o servizio dedicato alle imprese, nessun investimento per migliorare l’accoglienza dei turisti o l’afflusso verso i siti di interesse. In parole povere solo un modo rapido e sicuro per “fare cassa”.
Dietro il paravento della tutela dell’ambiente e della decongestione del traffico urbano “appesantito dai bisonti della strada” (argomentazioni insostenibili se solo si considera che un autobus sostituisce la circolazione di circa 30 autovetture) le amministrazioni locali esercitano – secondo il proprio libero arbitrio e secondo convenienza – un potere di tariffazione praticamente illimitato in danno di un intero settore produttivo, quello delle imprese di trasporto con autobus, che, invece, potrebbe assumere un ruolo di traino per tutta la filiera turistica del Paese.
Una politica soltanto poco illuminata o anche illegittima? Lo abbiamo chiesto nei mesi scorsi alla Commissione Europea con un ricorso, ampiamente sostenuto anche da parte di Associazioni ed operatori stranieri, in cui abbiamo denunciato il sistema italiano dei “ticket bus” per violazione di principi cardine della normativa europea: libera prestazione di servizi, libero stabilimento, proporzionalità e non discriminazione rispetto ad altre modalità di trasporto (perché i ticket colpiscono solo i bus e non altri mezzi di trasporto).
L’avvio della procedura EU Pilot, con la richiesta informale di informazioni allo Stato italiano, dà un primo positivo riscontro a quanto sostenuto da ANAV. Auspichiamo che questo primo passo della Commissione possa sin d’ora indurre le Autorità italiane a rivolgere una maggiore attenzione alla questione e ad avviare un percorso virtuoso di razionalizzazione complessiva del sistema dei ticket bus. Su questo l’Associazione è, come sempre, pronta a far la sua parte.